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Gestire la Deprivazione di Sonno Durante le Emergenze

  Sapienza Cares for the Carers – 2020
 
Le situazioni che il personale sanitario sta affrontando ogni giorno nell’epidemia COVID-19 comportano per molti il dover svolgere turni prolungati o consecutivi. Questo provoca accumuli di sonnolenza e stanchezza che, se non arginati, potranno avere varie conseguenze negative. Gli effetti negativi, a volte trascurati o mascherati dall’attivazione iniziale provocata dagli stressor, comprendono affaticamento, rallentamento dei tempi di reazione, distraibilità, vuoti dell’attenzione, colpi di sonno, irritabilità, disforia, alterazioni nei processi di regolazione dell’umore, abbassamento delle difese immunitarie, alterazioni del metabolismo, etc. 
 
Nell’emergenza prolungata, in cui è impossibile o difficile dormire le ore necessarie a limitare gli effetti della deprivazione di sonno, è utile considerare alcune contromisure basate sui meccanismi comportamentali di regolazione del sonno che possono aiutare a sostenere la vigilanza e prestazioni adeguate alle circostanze.
 
In generale, quando e appena possibile, converrà adottare un ritmo di sonno e veglia basato sulle proprie necessità e su collaudate regole di igiene del sonno (vedi scheda), ma nell’emergenza, dovendo affrontare periodi di veglia prolungata, ogni operatore può leggere le indicazioni che seguono e scegliere quelle che si applicano di più al suo caso e alle sue possibilità.
 
• Faccia dei sonnellini (nap) brevi. Interrompere una veglia prolungata dormendo pochi minuti, è meglio di non dormire affatto. Brevi nap, di non più di 15-30 minuti (interrotti da una sveglia, preferibilmente da parte di un collega) riducono l’accumulo della sonnolenza e il deterioramento delle capacità cognitive e dei riflessi causati dalla deprivazione di sonno. Se non c’è abituato, non si preoccupi di non riuscire a prender sonno o di dormire troppo, la sonnolenza accumulata farà i suoi effetti e poi sarà risvegliato prima che intervenga il sonno più profondo da cui è più difficile riprendersi.
• Invece, per concedersi periodi di sonno più lunghi, abbia cura di poter soddisfare la sua quota necessaria di sonno continuo, tipicamente superiore alle 3-4 ore, cioè a completare due cicli di sonno Non-REM-REM, senza svegliarsi in un periodo di sonno a onde EEG lente, in cui l’inerzia del sonno è forte.
• Non esiti a comunicare ai colleghi che ha bisogno di fare un sonnellino o di dormire. Quando necessario e possibile, dormire il minimo indispensabile o riposarsi anche solo qualche minuto non può che migliorare l’efficacia del lavoro con i pazienti. Facendolo incoraggerà i suoi colleghi a fare altrettanto, in momenti diversi, con benefici per tutti.
• Scelga e organizzi ambienti di riposo o di sonno il più possibile comodi, bui, silenziosi e liberi da device e interferenze. Potranno aiutarla dei tappi per lo orecchie e una mascherina scura per gli occhi, come quelle usate per dormire in aereo.
• Al risveglio, anche solo da un nap, si bagni polsi, mani, e viso con acqua fredda. Impiegherà pochi secondi e la vasocostrizione periferica può diminuire le sensazioni di ottundimento e confusione che spesso accompagnano il risveglio (inerzia del sonno).
• Nei periodi in cui deve rimanere sveglio, in condizioni di deprivazione di sonno e di ridotta attività sul lavoro, o guidando verso casa a fine lavoro, non provi a contrastare la sonnolenza, con la volontà e in solitudine, spesso ciò aumenta la probabilità di un attacco di sonno, che ci colpisce senza che ce ne rendiamo conto. Invece faccia un piccolo nap.
• Nell’eventuale ricorso a caffè o bevande e farmaci che stimolano la veglia faccia attenzione agli effetti collaterali e a non compromettere la possibilità di rilassarsi, riposare o dormire appropriatamente quando le sarebbe possibile.
• Nell’eventuale uso di ipnoinducenti (a emivita breve), di bevande alcoliche o di farmaci che inducono sonnolenza, faccia attenzione agli effetti collaterali e all’interazione con la sonnolenza causata dalla deprivazione di sonno e, come per la vigilanza, alle interazioni col suo ritmo circadiano.
• Tenga conto della sua tipologia circadiana. Anche chi ha una tipologia intermedia e chi è abituato a turnazioni con lavoro notturno, nell’arco delle 24 ore ha periodi di maggiore efficienza (destinati alla veglia) e periodi di minore efficienza (destinati al sonno). Gli effetti della sonnolenza causata dalla veglia prolungata (o dalla deprivazione di sonno) si potenziano reciprocamente nei periodi di minore efficienza.
• Nei turni notturni o comunque nei periodi più esposti alla sonnolenza in cui deve restare sveglio, lavori sempre almeno in coppia, aiuta a sostenere la vigilanza e a gestire gli effetti della deprivazione di sonno limitando i rischi di errori e dei colpi di sonno.
• Nei periodi di veglia esposti alla sonnolenza, resti in ambienti ben illuminati, ascolti musica a basso volume ma in grado di aumentare il suo livello di attivazione, parli coi colleghi o, quando può, faccia una breve telefonata ai suoi cari o a un amica/o. In condizioni di stanchezza o sonnolenza, le interazioni sociali aumentano il livello di attivazione (arousal). 
 
Marzo 2020 A. Ballesio, C. Lombardo, C. Violani